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Bonus Patenti: medicina che abbassa la febbre ma non cura il paziente

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Bonus Patenti medicina che abbassa la febbre ma non cura il paziente 2

Nelle ultime settimane riscontriamo un particolare entusiasmo da parte molte organizzazioni di rappresentanza del comparto a seguito dell’uscita del provvedimento che dà avvio alla disponibilità di risorse economiche utili ad agevolare i giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliono conseguire la patente o le abilitazioni professionali per i mezzi pesanti, con 2.500 euro di bonus da scontare sul costo dell’operazione. Tutti soddisfatti in quanto grazie a questa iniziativa si dovrebbe andare a risolvere il cronico problema della carenza degli autisti che, per il nostro Paese, pare sia a pare sia giunta a toccare, per non essendoci statistiche ufficiali, quasi 20.000 unità. 

Ma sarà proprio così? Personalmente nutro dei forti dubbi. Mi pare che stiamo cercando di guarire una grave malattia in progressione, con un farmaco palliativo, che può certamente aiutare ad affrontare la situazione, ma che non affronta la vera causa che, se non opportunamente contrastata, prolungherà, inesorabilmente, la propria influenza.

A volte basterebbe saper ascoltare chi lavora già, ed in particolare i giovani che si sono avvicinati a questo lavoro. Molti di essi, ancora pieni di entusiasmo, sono speranzosi che grazie anche al loro modo di comunicare tramite i social o tramite blog, riescano ad influenzare il sistema, cercando di spronare le cosiddette  “teste pensanti” ad affrontare veramente i problemi del comparto.

Oggi i giovani, come è giusto che sia, non intendono dover mettere in discussione la propria dignità di lavoratori anche se possono ricevere stipendi anche importanti. Le soste al carico e allo scarico (lunghe e a volte non pagate), la mancanza di aree di sosta idonee (con bagni e servizi decenti), la mancanza di rispetto per il loro lavoro, sono alcune cose fondamentali che fanno desistere dall’avvicinarsi a questo lavoro. Una questione, quindi, di attrattività complessiva.

Palliativi, come il bonus patente, aiutano ma non risolvono il problema.  Occorre, invece, che si apra immediatamente un confronto costruttivo e serio tra rappresentanti dei lavoratori, delle imprese e le istituzioni per iniziare quanto prima a rivedere il modello complessivo, iniziando a risolvere alcuni problemi, ad  esempio quelli sopra citati, per creare quei percorsi che permettano una offerta lavorativa veramente attrattiva. Una discussione che, tra l’altro, è già in atto in altri Paesi europei.

Gli imprenditori dell’autotrasporto sono pronti a fare la loro parte, ma serve la collaborazione di tutti, clienti compresi, che dovranno anche loro rivedere il loro modello di ingaggio dei fornitori.  Per alzare l’attrattività di determinati lavori, come quello di autista professionale, servirà sicuramente un approccio ed un atteggiamento, diverso sotto ogni punto di vista.

Sarebbe davvero utile, se non opportuno, trasformare gli slogan pubblicati sui siti web e nelle pagine dei bilanci di sostenibilità, in azioni concrete verso quelle qualifiche lavorative delle quali, mai come in questi ultimi, si è compresa l’importanza.

#RispettiAMOiltrasporto

Alessandro Peron

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