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BREXIT: Silvio Faggi FIAP “Senza accordo le conseguenze sarebbero pesantissime. Massima l’attenzione sulle autorizzazioni”

brexit

Le vicende e le news sulla BREXIT trovano da tempo spazio sugli Organi di Informazione, nazionali ed internazionali, e lo scontro politico in atto, proprio in queste ore, all’interno del Parlamento inglese rende il tutto ancora sostanzialmente incerto.

Una continua resa dei conti che, viste le recentissime mosse e contromosse dei protagonisti, potrebbe addirittura portare a nuove elezioni. Sappiamo molto bene che tra i settori dei servizi “incatenati” con il sistema della produzione e del commercio, pesantemente interessati dalla vicenda, il trasporto è tra quelli in primo piano, e che gli esiti di una BREXIT “senza accordo” provocherebbe lo stravolgimento del sistema autorizzativo che da anni permette alle imprese di effettuare i propri servizi. Il valore della Licenza comunitaria e della libera circolazione delle merci è evidente. In previsione di un prossimo incontro sul tema specifico presso il Ministero, abbiamo fatto il punto della situazione con Silvio Faggi – Segretario Nazionale della FIAP.

“Entrando immediatamente in argomento – riferisce Faggi – sentiti informalmente il Ministero ed Enti Associativi internazionali, nei mesi passati si è delineata l’ipotesi che prevedeva un periodo transitorio, di cui definire la durata, nel quale il regime giuridico della Licenza comunitaria sarebbe rimasto sostanzialmente riconosciuto. Una soluzione di “comodo” in attesa di un accordo UE/UK, ovvero di più accordi bilaterali fra il Regno Unito e singoli Stati Europei sulla falsariga di quanto avviene con i paesi extra UE. Ora, nell’ipotesi tutt’altro agevole, di una BREXIT senza accordo, l’ipotesi abbozzata, tutto sommato condivisibile, non avrebbe più ragion d’essere. Il Ministero dei Trasporti, da notizie apprese via stampa, starebbe valutando un aumento dell’attuale contingente di autorizzazioni CEMT, ossia quelle che consentono di entrare in Paesi terzi aderenti all’Accordo così denominato, anche in triangolazione, dal valore attuale a circa il doppio. Sappiamo, inoltre che le domande per ottenere nuove autorizzazioni CEMT dovranno essere presentate dalle imprese di autotrasporto italiano entro il 31 ottobre 2019.”

Entra in gioco, quindi, la regola generale che, per accedere alla graduatoria per l’assegnazione di una autorizzazione CEMT, l’impresa richiedente deve dimostrare di aver fatto almeno un viaggio al mese negli ultimi 11, su una relazione di traffico con un paese Extra UE. Appare francamente difficile comprendere come sarà possibile dimostrare il possesso di questo requisito in quanto a tutt’oggi il Regno Unito è, a tutti gli effetti, un paese comunitario.

“In questo contesto – prosegue Faggi – gli scenari possibili possono essere diversi, e saranno certamente argomento del prossimo incontro previsto con Ministero sul tema.

In ogni caso, sinteticamente si potrebbero delineare le seguenti soluzioni:

  • che le eventuali nuove CEMT vengano acquisite interamente da imprese strutturate già in possesso di tali autorizzazioni, rimanendo, in definitiva, gli unici attori sulla relazione di traffico verso il Regno Unito. Linea sulla quale operano, oggi, tante altre imprese, piccole e medie, che inevitabilmente verrebbero tagliate fuori dal mercato. Scenario che ovviamente non trova il nostro favore;

oppure

  • che si riservino le nuove CEMT solo a coloro che già operano stabilmente una relazione di traffico Italia-Regno Unito. Sarebbe, utile, individuare un sistema per la certificazione di tale traffico (es. copia delle lettere di vettura CMR). Soluzione comunque da verificare dal punto di visto della fattibilità giuridica;

Parrebbe anche utile attivare da subito i canali della diplomazia per avviare la definizione di un accordo bilaterale Italia – Regno Unito, senza attendere che si muova la burocrazia comunitaria. Ma nella evidente incertezza sugli sviluppi della situazione politica inglese, di cui ho fatto cenno in esordio, non appare certamente strada attualmente percorribile.”

“Sono tutte soluzioni – conclude Faggi – che, ad eccezione di quella che prevede il mantenimento, anche se provvisorio, del regime della licenza comunitaria, comportano comunque tempi di realizzazione incompatibili con le esigenze di velocità e chiarezza che caratterizzano il lavoro delle imprese di trasporto interessate e delle catene produttive e logistiche delle quali sono componenti primari. È una situazione certamente complessa, e non vogliamo che la mancanza di soluzioni adeguate, agibili e tempestive, si rifletta solo taluni soggetti”.

 

 

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