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C’è formazione e formazione… Prove e simulazioni pratiche nei corsi di aggiornamento ai Conducenti Professionali

| Pubblicato in News
formazione personale viaggiante fiap Migliorare e misurare l’utilità della formazione rivolta ai Conducenti di mezzi pesanti. Qual è il ROI della formazione Conducenti? Come rendere veramente pratica, efficace, fattiva la formazione erogata dalle Aziende di Autotrasporto ai propri Conducenti di Veicoli Industriali e di mezzi Pesanti? Come misurare il ROI della formazione, il ritorno dell’investimento che ripaghi degli sforzi effettuati da lavoratori e Azienda e delle risorse messe in campo? Molto spesso la formazione è obbligatoria, altre volte è finanziata: ma ciò non toglie che sia legittimo, anzi doveroso, valutarne l’effettiva utilità pratica, dato che gli interventi di formazione costano non poco alle aziende, se non altro in termini organizzativi e di mancata prestazione lavorativa dei partecipanti. E per rispondere a queste domande occorre, secondo la nostra esperienza, esaminare da vicino il modo in cui essa viene svolta. A cosa serve la formazione Autotrasportatori professionali? In generale, i corsi – obbligatori o consigliati – rivolti al personale viaggiante sono tutti finalizzati a contribuire allo sviluppo della cultura della sicurezza su strada e a fornire informazioni, anche tecniche, sull’utilizzo della strumentazione di bordo e delle nuove tecnologie. Si pensi ad esempio alla formazione sul corretto uso del cronotachigrafo: conoscere il funzionamento dello strumento è il primo passo per prevenire le sanzioni e le infrazioni al rispetto dei tempi di guida e dei tempi di riposo. Un primo tassello verso l’aumento della conoscenza e del sapere, dunque: ma non basta. Occorre assicurarsi la partecipazione attiva e il coinvolgimento della platea di autisti in apprendimento: renderli partecipi, “attori” anziché semplici “fruitori” delle nozioni trasmesse in aula, valorizzarne l’esperienza, accoglierne il punto di vista, offrire strumenti concreti. Come? Introducendo una sostanziale parte pratica, accanto a quella teorica. Solo così sarà possibile misurare e migliorare il ROI della formazione, nel medio periodo: se si verificano meno infrazioni, se si registrano meno sanzioni, se si ottiene un risparmio significativo di carburante, se si percepisce minore stress alla guida, se si conta una significativa riduzione degli indici di incidentalità… – sono  questi gli indicatori misurabili per valutare se, nella pratica, tutte le “intenzioni” che la formazione si pone di raggiungere si sono tradotte in obiettivi concretamente raggiunti. Come passare dalla teoria alla pratica? Secondo la nostra esperienza nella formazione Conducenti di Mezzi Pesanti, per essere efficace la formazione d’aula deve favorire al massimo grado il versante esperienziale: coinvolgere e motivare. Non soltanto “insegnare”, dunque, ma anche farsi parte attiva del processo di miglioramento. Detto così sembra facile, ma ci vuole una buona dose di esperienza, di sensibilità e di umiltà da parte del personale docente farsi carico del fatto che è difficile “insegnare qualcosa di nuovo a professionisti” fatti e finiti, vincendone resistenze e reticenze, e che è più produttivo “dialogare” per aprire nuove finestre, favorire il confronto e il dibattito, ascoltare le problematiche e le perplessità, per poi far luce su strumenti e tecniche strettamente legati allo stile di guida in una parte pratica, fatta di prove e di simulazioni. Introdurre concetti come lo sfruttamento ottimale della coppia e della potenza entro un regime ideale, il comportamento di anticipo, in base al quale il conducente accelera e frena il meno possibile, l’allineamento del trattore con il semirimorchio, le traiettorie ideali, senza sprechi di tempo: tutti suggerimenti “pratici” che soltanto un docente driver professionista è in grado di dare. Tutta la forza sta nel metodo: le tecnologie satellitari La prospettiva tradizionale con cui è stato affrontato fino ad oggi il tema della formazione al personale viaggiante, in tema di sicurezza stradale, ha giustamente riguardato le problematiche legate alle condizioni di lavoro (quali stress, stanchezza, distrazione, sonnolenza, colpo di sonno, andamento indeciso, situazioni psico-fisica, ecc), nella consapevolezza che uno dei tre fattori delle cause di incidenti stradali è riconducibile al comportamento dell’autista alla guida, al fattore “umano”. Ma, pensando alla sicurezza, lo schema meccanico e lineare “disattenzione/superficialità = rischio” e  “trascuratezza di regole e procedure = incidente” sottovaluta la ricca dinamica interattiva che caratterizza il mondo della guida. Per questo motivo quello che la formazione d’avanguardia propone oggi, accanto a queste nozioni comunque ritenute imprescindibili e basilari per una guida sicura, è di affrontare il tema da una prospettiva più innovativa, più tecnica, più pratica, offrendo al singolo la possibilità di sperimentare, di provare in prima persona, di “toccare con mano” l’utilità delle nozioni apprese, magari con l’ausilio di tecnologie satellitari che consentono di registrare i dati durante le prove e le simulazioni pratiche per poi analizzarli e leggerli nel dettaglio. E, le aziende che hanno già intrapreso questa strada, in tema di formazione al personale viaggiante, ci confermano della bontà della scelta compiuta. Articolo a cura di Davide Falteri, esperto tecnico di settore nella formazione finanziata e a libero mercato di FIAP.
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