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Fiap esce da Conftrasporto: «Non restiamo in condomini in cui c’è qualcuno che impone le regole»

| Pubblicato in Organi di Informazione
Fiap esce da Conftrasporto Non restiamo in condomini in cui ce qualcuno che impone le regole. UOMINI E TRASPORTI

Articolo a cura della Rivista Uomini e Trasporti. 

Qualche attrito si era manifestato nei mesi scorsi, quando l’associazione di categoria guidata da Alessandro Peron ha presentato ricorso al Tar contestando la riforma con cui si è ristretta la presenza stessa delle associazioni all’interno dell’Albo. Ma adesso che Conftrasporto ha pubblicato un documento in cui aderisce a quelle norme, per Fiap il distacco è irreversibile. E serve a intraprendere una nuova forma di rappresentanza mirata a uno scopo: aiutare le duemila imprese italiane di autotrasporto con più di 25 dipendenti a diventare tanti campioni della logistica, in grado di competere sul mercato internazionale e di funzionare come aggregatori del settore

È più importante rimanere autonomi, seppure in un contenitore ridotto, piuttosto che far parte di un grande condominio in cui c’è qualcuno dall’alto che detta le regole di convivenza. Sulla base di questa riflessione Fiap ha deciso di uscire da Conftrasporto. Una decisione che gli Organi direttivi dell’associazione di categoria hanno preso già lo scorso 3 ottobre e che oggi hanno voluto ribadire in una conferenza stampa, in cui il segretario generale Alessandro Peron ha spiegato senza mezzi termini che, in definitiva, esistono due motivazioni di fondo, una legata alle logiche della rappresentanza, l’altra più attinente all’evoluzione economica del settore. 

Questione di logica

La prima riguarda la modifica delle norme con cui lo scorso anno sono cambiati i requisiti per sedere all’interno dell’Albo, concedendo di fatto un solo posto a ogni confederazione. Fiap, rimasta esclusa da questo meccanismo che in Conftrasporto ha dato via libera alla Fai, ha anche presentato un ricorso al Tar ancora pendente. Ma l’uscita da Conftrasporto poggia più che altro sul merito della vicenda, nel senso che abbraccia la logica stessa sottesa a quella riforma. Peron l’ha giudicata del tutto irrazionale, priva di giustificazioni, contraria a ogni criterio di rappresentatività, dichiarandosi interessato ad attuare e condividere tutt’altra visione dell’autotrasporto. E di conseguenza chi ha sposato o è stato indotto a fare propria quella logica non può a questo punto camminare insieme a Fiap. In Conftrasporto – ha spiegato il segretario – è accaduto esattamente questo: «È stato pubblicato un documento in cui si forniva un giudizio positivo delle norme di riforme per la rappresentanza nell’Albo. E quando abbiamo chiesto giustificazione di questo documento, ci è stato risposto che in Confcommercio piaceva così». 
E proprio per dimostrare che quella di Fiap non è una battaglia di poltrone ma di principio, Peron ha aggiunto che avrebbe anche potuto agire in contropiede, andando a bussare ad altre confederazioni – come peraltro hanno fatto alcune associazioni (per esempio Trasportounito) – per rientrare così nell’Albo dalla finestra. Ma in Fiap ha prevalso un altro metodo, quello di fornire un senso di discontinuità, un segnale di rottura in grado di funzionare come stimolo anche per altre realtà. «Non rimpiangiamo nulla del passato – ha chiosato Peron – ma adesso è arrivato il momento di cambiare le cose».

Obiettivo: creare campioni della logistica

E proprio la voglia di cambiamento, resa necessaria dal mutato contesto economico, è l’altro decisivo fattore che ha indotto Fiap a dichiarare fine alla convivenza in Conftrasporto. La mutazione prospettata da Peron scaturisce dalla lettura dei numeri. Quelli che in Italia raccontano come l’autotrasporto sia composto da 80 mila imprese, ma di queste soltanto duemila superano i 25 dipendenti, mentre le altre 78 mila sono tutte più piccole. Tale nanismo imprenditoriale alla fine diventa un impedimento anche per la nostra economia, costretta, in particolare quando necessita di spedire le proprie merci oltre le Alpi, a rivolgersi a grandi operatori stranieri. «In Italia sono sempre mancati i campioni della logistica che sono stati creati in altri paesi – ha chiarito il segretario – anche perché la stessa Confindustria non ha compreso a sufficienza come una logistica forte fornisca un sostegno decisivo alle esportazioni e di conseguenza alla crescita del tessuto produttivo. Ecco perché bisogna rivoluzionare l’approccio, non si può più interpretare la rappresentanza come l’esclusiva ricerca di finanziamenti a pioggia, ma bisogna aiutare quelle duemila aziende a crescere e a diventare momenti aggreganti dell’intero settore». E per sostenere tale cambiamento non c’è più spazio per i metodi del passato, non si può più lavorare soltanto per ottenere rimborsi autostradali o incentivi da distribuire alle imprese, ma bisogna «stimolare il passaggio all’interno del settore da una mentalità artigianale a una manageriale, bisogna lavorare – come si cerca di fare in Fiap – sulla formazione e sulle consulenze con cui risolvere i punti critici, bisogna creare una rete di relazioni che intrecci altre modalità, perché non esiste l’autotrasporto ma soltanto imprese che fanno circolare merci. Ma soprattutto bisogna smettere di sedersi ai tavoli ministeriali di trattativa esordendo con il solito «se ci fermiamo noi, si ferma l’Italia», per far toccare invece con mano la fondamentale funzione economica che il settore svolge». 

Insomma, una spinta all’innovazione, che contempla anche il racconto e l’immagine del settore da proiettare all’esterno, che Peron ha chiarito essere da sempre impressa nel dna di Fiap e da sempre è stata miscelata con la ricerca di quelle alleanze trasversali necessarie per conservare forza. Al riguardo il segretario ha ricordato che non a caso Unatras, il raggruppamento unitario di cui Fiap continua a far parte, è nato proprio a Cesena – sede del quartier generale dell’associazione – nel 1992. E che quell’afflato al dialogo e alle relazioni viene lasciato aperto anche oggi, seppure messo in moto soltanto su progetti concreti. Come a dire, chi li ha si faccia avanti.

L'articolo è completo è disponibile su UOMINI E TRASPORTI

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