Nella giornata del 16 luglio, Alessandro Peron è stato audito dalla Commissione Trasporti alla Camera per presentare il contributo della Federazione.
Gli obiettivi ambientali che ci siamo posti non sono in discussione: ridurre le emissioni di CO2 è una priorità assoluta.
Il sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) nasce con questo scopo, applicando il principio che chi più inquina, più paga. Tuttavia, è fondamentale che tali disincentivi siano accompagnati da supporti adeguati per facilitare la transizione energetica delle imprese coinvolte.
Nel settore del trasporto e della logistica, l'impatto di questi disincentivi è particolarmente evidente nei noli marittimi. Gli armatori, obbligati a sostenere i costi legati agli ETS, hanno aumentato i prezzi dei loro servizi sia per il trasporto passeggeri che per quello merci. L’autotrasporto, notoriamente frammentato e con scarsa capacità contrattuale, è riuscito solo parzialmente a trasferire questi costi all’industria, assorbendone una parte significativa con conseguenze pesanti sui bilanci aziendali.
L’industria, a sua volta, si vede costretta a sostenere tali aumenti e a trasferire i costi aggiuntivi sul consumatore finale attraverso un aumento dei prezzi dei prodotti. In questo modo, i disincentivi legati agli ETS generano un impatto economico reale lungo tutta la filiera produttiva.
La questione ambientale diventa dunque economica per il consumatore finale.
Alessandro Peron ha posto delle importanti domande alla commissione:
- Qual è il valore reale di questi disincentivi sulla filiera?
- Chi sta realmente pagando questi disincentivi e chi riesce invece a riversarli nei prezzi dei servizi o dei prodotti?
- Il consumatore finale si trova a pagare tre volte questi disincentivi? Infatti, poiché l'industria deve calcolare l’impronta di carbonio della propria filiera logistica e può decidere di compensarla acquistando quote ETS, il rischio è che il consumatore finale finisca per pagare questi disincentivi più volte: attraverso il trasporto marittimo, l'autotrasporto (con l’introduzione dell’ETS2 sui carburanti) e l'industria stessa.
Queste sono domande cruciali che devono trovare risposte chiare e trasparenti.
Come FIAP, riteniamo essenziale un’operazione di trasparenza in cui questi disincentivi siano chiaramente visibili nei processi di fatturazione e vendita al consumatore finale. Questo è necessario per evitare situazioni ambigue che potrebbero portare qualcuno ad approfittarne e per consentire ai consumatori di scegliere prodotti e servizi di aziende che rispettano gli obiettivi del Green New Deal.
In attesa che tale trasparenza venga messa in atto, riteniamo importante posticipare l’entrata in vigore degli ETS2, che avrebbero un ulteriore impatto sui prezzi della filiera, rendendo l’industria meno competitiva e influendo sull’inflazione.
Accanto agli ETS, è fondamentale implementare provvedimenti di sostegno alla transizione energetica, utilizzando anche i fondi derivanti dai disincentivi. È necessaria una regia unica che coinvolga tutti i ministeri competenti, le associazioni di maggior rappresentanza e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), che rappresenta la sede più appropriata per coordinare tali sforzi.
In conclusione, il sistema ETS, pur essendo uno strumento efficace per ridurre le emissioni di CO2, deve essere integrato con misure di supporto alla transizione energetica e una trasparenza nei costi per garantire che il peso economico non ricada esclusivamente sul consumatore finale.
Le memorie relative all'audizione depositate dalla Federazione sono disponibili in allegato.