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Lo scarico della merce? Tocca all'Autista

| Pubblicato in Organi di Informazione
vado e torno

Articolo tratto da Vado e Torno del mese di Ottobre, a cura di Franco Salvena.

È quel che accade ogni giorno in tutta italia. In palese violazione di tutte le leggi e le norme in materia di sicurezza. E i controlli? Inesistenti. Per ridurre i tempi di attesa comunque lunghissimi e per mancanza di alternative, gli autotrasportatori ingoiano l’ennesimo rospo. L’Italia è il regno dell’illegalità. È quel che pensano tanti, tantissimi autotrasportatori (e non solo) di fronte all’affermazione indiscussa di pratiche illecite in tutti i campi. Non c’è solo la concorrenza sleale da parte di aziende straniere che violano le norme sul cabotaggio o di pseudo coop che durano quanto basta per evadere integralmente il fisco e abbattere a dismisura le tariffe. Ma anche quel che avviene durante le consegne delle merci alla Grande distribuzione (Gdo). Che è stata definita da Fiap la «vera responsabile di tanti comportamenti illegali nell’autotrasporto».

«In un grande gruppo internazionale con tanti magazzini e punti vendita anche in Italia, ai conducenti, quando si presentano con il veicolo carico in ribalta, vengono consegnate le chiavi del muletto in cambio di quelle del camion (un vero e proprio sequestro dell’automezzo), chiavi che verranno restituite solo a scarico completato; ovviamente a cura del conducente stesso. O il conducente si adegua o non scarica il veicolo», spiega Silvio Faggi, segretario Fiap e vicepresidente dell’Albo. È solo un esempio di una pratica che si è affermata in modo capillare: gli autisti sono, direttamente o meno, costretti a scaricarsi la merce con le loro mani. È quel che lo stesso Faggi, tra i vari soprusi subiti dagli autotrasportatori alla consegna, definisce la «vergogna delle vergogne: l’utilizzo illegale dei vettori per operazioni di scarico dei veicoli in barba a tutte le leggi e norme in materia di sicurezza. Le modalità adottate cambiano da gruppo a gruppo, ma il fine rimane sostanzialmente lo stesso, vale a dire in molti, troppi casi, obbligare il vettore, che magari ha già macinato nove o dieci ore di guida, a scaricarsi il veicolo». Quelle False dichiarazioni. Non c’è solo lo scambio di chiave tir-muletto. I sistemi per “convincere” l’autista a scaricare sono diversi. “C’è chi fa sottoscrivere al conducente false dichiarazioni in cui afferma di conoscere e di essere abilitato all’utilizzo di macchinari, in genere muletti elettrici o con motore a scoppio, messi a disposizione dal magazzino di arrivo”, continua Faggi.

“Non solo, si arriva a dire che lo stesso conducente avrebbe preteso di scaricare il proprio mezzo assumendosi tutti i rischi. Altri usano un sistema più subdolo. Non si “impone” al vettore lo scarico, ma si fa in modo che chi fa da sé scarica subito, mentre gli altri aspettano ore se non mezze giornate”, rincara Faggi. Ma c’è di più. Si dice persino che ci siano situazioni in cui a qualche giorno dallo scarico “in proprio” del conducente, partano richieste di risarcimento per inesistenti danni causati al muletto o alle attrezzature di magazzino che ammontano a svariate centinaia di euro. I 40 euro all’ora per le attese chi li ha visti? La situazione è tale che il vero incubo dell’autista non è neanche lo scaricarsi la merce, ma i tempi di attesa sempre più lunghi. “Anche a causa della disorganizzazione dovuta agli appalti assegnati a cooperative di lavoro per lo scarico a tariffe indecorose, le aziende, inclusa la mia che si occupa di piccole consegne, possono attendere 4 o 5 ore anche per consegnare un solo pallet. La legge 127 del luglio 2010, cioè la migliore legge dell’autotrasporto, che prevede un indennizzo di 40€ per ogni ora di attesa allo scarico, è completamente inapplicata. Tra l’altro, se mi si blocca il giro di consegne perdo la faccia col cliente e subisco una sanzione molto più grande rispetto a quel risarcimento, che pure non viene pagato. Se qualcuno alza la testa e chiede quanto dovuto finisce che perde il lavoro. Quando usciamo dai piazzali, specie nei periodi di massimo traffico, il tempo guida è scaduto perché ogni mezzora ci fanno avvicinare il mezzo alle banchine, così sporchiamo il disco. Abbiamo sanzioni per sforamento dei tempi pur rimanendo nei piazzali. Ci sono magazzini Gdo che se li avesse un operatore logistico si leccherebbe i baffi. Ma con 80 porte il ricevimento lo fanno solo in due, per risparmiare un euro fanno danni per mille. È il Paese che funziona così.

Per incassare mille euro i corrotti ne fanno spendere 10 mila all’amministrazione. Qui gli abusi e i fuorilegge sono premiati, non solo nell’autotrasporto” accusa Massimo Bagnoli, presidente di Fiap. “Un Cancro da estirpare il prima possibile” Ci sarebbe il modo per poter applicare correttamente la legge aggiunge Bagnoli: “Abbiamo proposto che l’ora di arrivo del veicolo allo scarico sia segnata sui documenti. Non è stato nemmeno preso in considerazione. Alcuni hanno detto: possiamo risalire agli orari con il disco tachigrafo, ma non localizza il mezzo, forse nel 2030. E poi sino a 35 quintali il tachigrafo non c’è. I committenti non hanno costi, chi li subisce tutti è l’autotrasporto”. Vettore e committente schiacciati dalla Gdo In sostanza, c’è un soggetto, la Gdo, che non è il committente tariffario del trasporto e quindi esente da responsabilità dirette, che costringe il committente vero e proprio e il vettore a commettere quanto meno degli illeciti con possibili risvolti penali a proprio ed esclusivo vantaggio.

E nessuno interviene, a cominciare dagli ispettori del lavoro che dovrebbero vigilare su queste situazioni. Certi comportamenti della Gdo sono un vero e proprio cancro per l’autotrasporto, un cancro che prima viene estirpato e meglio è per tutti. Che sicurezza sul lavoro può dare il conducente del camion, che non conosce e non ha avuto alcuna formazione per l’utilizzo di strumenti come i muletti, nel momento in viene di fatto costretto a scaricare il proprio mezzo? Che sicurezza può dare agli altri utenti della strada un conducente che, pur avendo una rigida regolamentazione degli orari di guida e di riposo, si ritrova a dover fare ore aggiuntive di lavoro in magazzino non registrate e non pagate?”. Si chiede Silvio Faggi.

Una risposta sarebbe dovuta.  

L'articolo completo è disponibile in allegato.  

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