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Maledetta Cadrega

| Pubblicato in News
Di recente avevo scritto di quanto fosse triste alimentare polemiche a mezzo stampa anziché utilizzare il vecchio e caro telefono per chiarirsi. Uno strumento, il telefono che, a parer mio, è sempre  efficace allo scopo. Mi chiedevo poi quali fossero i  motivi del mancato utilizzo di questo strumento e nella mia testa erano anche passate delle malignità che, in quella occasione, ho tenuto per me per non alimentare ulteriormente il gossip che, purtroppo, sembra prendere sempre più piede nel settore. Intanto prendo atto che, dopo gli ultimi comunicati stampa, del mio pensiero non frega nulla a nessuno e me ne farò una ragione però, dopo l’ultima presidenza Unatras, su alcuni aspetti e su alcune malignità ho le idee un po’ più chiare e siccome non ho motivi per tacere, stavolta lo dico chiaro e forte ciò che penso: a mio parere ci sono di mezzo le poltrone. La Fita si accorge solo ora di essere in Unatras e dichiara - urbi et orbi - che valuterà l’opportunità di rimanerci. Tutto questo  dopo che, per un anno e mezzo,  ha inviato alle riunioni di Presidenza e di Esecutivo un suo funzionario in veste di uditore ed ha sempre tenuto un atteggiamento individualistico su proclami e scelte senza curarsi minimamente del coordinamento e infischiandosene del codice comportamentale inserito nel regolamento vigente. Ricordiamo, per onor di cronaca,  i suoi “reclamizzati” incontri con la Confindustria e Confetra con le quali andava a  trattare,  in proprio,  di norme che tutto l’autotrasporto aveva ottenuto (vedi ad es. i costi minimi)  ed in quel caso se ne infischiava se era legittimata o meno a farlo, se il coordinamento (come loro definiscono Unatras) era concorde  o meno. Neanche si preoccupavano di chiederlo. Dire che io l’avevo detto è  antipatico  però … mi tocca. Nelle presidenze Unatras noi della FIAP facevamo notare come, a termini di regolamento, la Fita andasse espulsa ma fu la grande pazienza dell’attuale presidente a convincerci che era preferibile cercare il dialogo e la concordia in nome di un obiettivo più importante: l'unità della rappresentanza del settore. Oggi però quella politica delle "buone intenzioni"  ha mostrato tutti i suoi limiti ed è arrivato il conto. Non voglio pensar male ma da semplice spettatore osservo che i contrasti si appianarono magicamente e tornò a sbocciare l’amore nel momento in cui  la poltrona di segretario generale di Unatras fu assegnata alla FITA. Ora in ballo c'è un'altra ancora più importante poltrona, quella di Vice Presidente dell'Albo nazionale e, guarda caso, sono ricominciati i mal di pancia. E perché? Perché un funzionario della Fai ha avuto l’ardire di esprimere il proprio personale gradimento verso un nome che si sarebbe voluto candidare all’incarico di vice presidente dell’Albo. Questa persona non è nell’orbita dell’onnipotente associazione rossa e, peccato mortale, questo intendimento non era stato comunicato alla presidente FITA per la quale, dire che ha mostrato interesse per quella cadrega è un eufemismo: la pretende!  Un peccato di lesa maestà insomma. Personalmente mi auguro che alla prossima presidenza Unatras si risolvano questi battibecchi e, soprattutto, si cerchi di lavorare unitariamente per la crescita del settore e nell’interesse delle nostre imprese alle quali questi giochi di poltrone, oltre a non fregare nulla, non risolvono mezzo problema. Massimo Bagnoli
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