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Vertenza autotrasporto. Perchè non possiamo dirci soddisfatti

| Pubblicato in News
 Cari colleghi, in data 27 novembre si è tenuta una "vivace" Presidenza Unatras, allargata ai colleghi dell'Anita, dove abbiamo discusso su quali impegni il Governo avrebbe dovuto prendere per far si che si revocasse il fermo. La nostra federazione è composta da gente leale e rispettosa delle regole quindi, NOI, abbiamo ben presente il regolamento che abbiamo sottoscritto e quindi la decisione presa deve considerarsi anche una nostra decisione. Siamo leali ma rivendichiamo il fatto di avere anche una nostra opinione e, questa volta, non ci riteniamo soddisfatti delle contropartite ottenute. Noi di solito, non siamo mai favorevoli a soluzioni estreme come un fermo nazionale e siamo molto risentiti con l'attuale Esecutivo per aver provato ad inserire nella legge di stabilità il taglio del 25% dei rimborsi delle accise che poteva generare come unica risposta la proclamazione del fermo anche da parte di quelle associazioni più moderate. Oggi sentirsi dire che noi lo avevamo detto che era una provocazione del governo per distogliere il nostro interesse da altri argomenti che si stavano negoziando e che non avrebbero mai tagliato i rimborsi dell'accise, può essere fastidioso ma, chi ci segue, sa che è la verità. Ieri quindi, si è verificato quello che già sapevamo, non ci tagliano i rimborsi e poco altro e si è firmato un protocollo di intesa che potrebbe anche essere il solito libro dei sogni. Poco secondo noi, per revocare un fermo che il governo non doveva far proclamare. Nella presidenza Unatras abbiamo continuato a sostenere le nostre idee sulla indeducibilità perpetua dei costi delle fatture di autotrasporto pagate oltre i termini di legge e la confisca del mezzo sorpreso a svolgere cabotaggio fuori dalle regole. L'indeducibilità delle fatture pagate oltre i termini di legge, voleva anche abbattere una barriera che avremmo volentieri esteso,nel caso in cui la sentenza della corte di giustizia europea ci fosse favorevole, anche alle fatture emesse con importi inferiori ai costi minimi di sicurezza. Prendiamo atto che ai nostri colleghi non sono piaciute e si è pensato di non alzare la posta con il governo inserendole nelle condizioni necessarie per la revoca del fermo. Come diceva un noto venditore di pedalò delle mie parti: "non capisco ma mi adeguo". Idee che peraltro riproporremo in eterno, questo sia chiaro e ci piacerebbe che a negarci questi diritti fosse la nostra controparte e non i nostri alleati. Poi riscontriamo come in questo frangente, l'autotrasporto ne esca spaccato, più debole. Siamo convinti che un tentativo di dialogo, non fosse altro per mettere in pace le coscienze con le altre associazioni andava fatto, ignorarci e insultarci non può essere la strada che porta alla soluzione dei problemi della nostra categoria. Noi dobbiamo responsabilmente, far crescere la professionalità dei nostri imprenditori, non possiamo pensare che ci siano aziende che cerchino l'elemosina dei fondi governativi per andare avanti come non possiamo aizzarli convincendoli che se non ci facciamo pagare o pagare sottocosto debba poi pensarsi il governo a "coprire". Noi crediamo che lo Stato, prima di tutto, debba fare lo Stato e quindi garantire una corretta concorrenza dove tutti rispettino le regole e chi non lo fa non può far parte del mercato. Se le regole vengono rispettate da tutti crediamo che ognuno di noi saprà dire di no alle proposte sottocosto e non avremmo neppure bisogno di un gruppo di esperti che ci dica quali sono i costi minimi, perché nessuno meglio di un imprenditore del settore li può conoscere. Noi siamo anche seriamente preoccupati perché il giorno 9 dicembre saranno diverse le categorie che incrocieranno le braccia e non avere revocato il fermo unitariamente potrebbe provocare lo stesso gravi disagi. Speriamo nella correttezza e nel buon senso di tutti. Massimo Bagnoli Presidente nazionale FIAP
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