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CCNL Autotrasporto: prove di distensione tra le associazioni

| Pubblicato in Organi di Informazione
uomini e trasporti

Articolo Tratto da Uomini e Trasporti. Le parole non dette, i giudizi lasciati lì, in qualche piega mentale, senza riuscire a trovare la strada per farli venire fuori, spesso si trasformano in macigni ingombranti. In questi casi diventa prezioso costruire un momento di confronto in cui sciogliere le tensioni e ridare espressione alla ragione.

La presentazione della guida «Il lavoro che cambia – Tutte le novità del CCNL Autotrasporto», pubblicata da Uomini e Trasporti per consentire alle imprese di orientarsi rapidamente tra le numerose innovazioni del nuovo testo contrattuale, è stata utile anche e soprattutto a questo scopo.

Perché all’incontro, avvenuto sabato 5 maggio presso la sede nazionale di Federtrasporti a Castelmaggiore (Bologna), sono intervenuti i vertici delle principali associazioni di rappresentanza della categoria. Ed era la prima volta che si confrontavano da quando nello scorso dicembre, a seguito della sigla del contratto, si era sollevata una tale scia di polemiche da creare una netta spaccatura all’interno del mondo datoriale: da una parte il mondo cooperativo, che si è staccato dalla trattativa e ne sta conducendo una separata; dall’altra Anita e le associazioni aderenti a Conftrasporto, che hanno siglato con riserva (sciolta poi negativamente dall’associazione confindustriale), lasciando così alle associazioni dell’artigianato la piena e convinta sottoscrizione dell’accordo. Il merito del dibattito, invece, è stato proprio quello di mettere intorno a uno stesso tavolo le diverse posizioni e di far emergere la disponibilità di tutti a superare il problema, in nome dell’unità della categoria. Perché la capacità di fare squadra, a maggior ragione in un momento di crisi politica come quello attuale, è stata riconosciuta da tutti come un fattore determinante per la tutela delle imprese del settore.

Non a caso anche la sala, particolarmente affollata, ha enfatizzato con applausi gli interventi di chi, come Franco Fenoglio, ad di Italscania e presidente della sezione Veicoli Industriali di Unrae, ha fatto appello alla necessità di creare una rete solidale all’interno di un settore provato più degli altri dalla crisi e, forse anche per questo, reso spesso incapace di resistere alla crescente concorrenza internazionale. Ecco di seguito una breve sintesi degli altri interventi. Alberto Armuzzi, presidente Lega Coop Produzione e Servizi EmiliaRomagna, ricordando che il mondo cooperativo non ha accettato questo contratto e ha aperto un tavolo separato di trattativa, ha sottolineato due punti da chiarire meglio: la questione del subappalto, con la relativa clausola sociale, di cui non si capisce se debba essere regolata dal codice degli appalti, pur essendo non un appalto tra pubblico e privato, ma piuttosto un contratto tra privati: la questione del carico e scarico del veicolo da parte del conducente, in cui non si capisce bene quali siano le mansioni e, soprattutto, cosa ne pensi l’Inail, cui tocca la copertura degli incidenti sul lavoro. Giuseppina Della Pepa, segretario generale di Anita, associazione che aveva siglato con riserva la bozza di contratto, sciogliendola poi negativamente, ha spiegato che a un esame più approfondito le iniziali perplessità sulla questione del cambio di appalto sono aumentate, ma soprattutto ha inciso sulla decisione di non firmare il nuovo contratto il diverso trattamento, in particolare sul costo del lavoro, tra le imprese artigiane e le altre.

Pur riconoscendo il diritto alla specificità dell’artigianato, infatti, quello che non è accettabile, ha sostenuto Della Pepa, è l’applicazione delle condizioni migliori non alle sole imprese artigiane, ma a tutte quelle, anche non artigiane, aderenti alle associazioni artigiane. Oggi, ha aggiunto, non potremmo che confermare lo scioglimento negativo della riserva, ma ha concluso, ribadendo la disponibilità a trovare una soluzione, a condizione che ciò avvenga in tempi rapidi. Claudio Donati, segretario generale di Assotir (l’associazione ha siglato il contratto con una riserva ancora non sciolta), ha dato un giudizio sostanzialmente positivo del contratto, perché introduce interessanti elementi di flessibilità, riconosciuti anche nei confronti avuti dall’associazione con la base. Effettivamente però, ha riconosciuto Donati, il trattamento riservato alle aziende artigiane è inaccettabile, al punto che se la sua associazione ne fosse stata informata all’inizio delle trattative, forse non si sarebbe neppure seduta al tavolo. Ciò nonostante, ha concluso, è importante che le associazioni lavorino per trovare i punti di unità, perché soltanto guardando oltre il contesto sarà possibile affrontare la difficile strada che il settore ha davanti. Silvio Faggi, segretario generale di Fiap (che fa parte di Conftrasporto e quindi ha siglato il contratto con riserva), ha affermato che sarebbe esagerato considerare la questione dell’artigianato come l’elemento determinante, ma certamente non è concepibile, per una questione di principio, che all’interno di una trattativa sindacale si possano includere delle norme che favoriscano la migrazione delle imprese da un’associazione all’altra, magari con la benedizione del sindacato. Faggi ha, inoltre, sottolineato la questione della regolamentazione dei rider, che non tiene conto del fatto che il Codice della strada non consente il trasporto di merci su cicli, motocicli e ciclomotori e si è chiesto se abbia ancora senso parlare di contratti nazionali in un’Europa dove si fa attività di dumping proprio basata sul costo del lavoro o se non sia il caso di insistere per un salario minimo europeo. Amedeo Genedani, presidente di Confartigianato Trasporti, ha affermato di condividere, invece, totalmente il contratto. Sulla questione che ha sollevato tante polemiche, poi, ha osservato che nel tempo le imprese artigiane sono cresciute, né si può impedire loro di crescere. Soltanto che ormai anche soltanto con un paio di camion e con i relativi dipendenti si va oltre questa tipologia di impresa. Con la scelta fatta, invece, di riconoscere i vantaggi individuati nella Sezione artigiana del contratto non soltanto agli artigiani ma in genere alle aziende iscritte alle associazioni firmatarie di questa Sezione, si finisce per ristabilire un analogo trattamento, che altrimenti si sarebbe perso. Patrizio Ricci, presidente di CNA-Fita, ha risposto ai problemi posti dagli altri partecipanti sull’artigianato, premettendo un giudizio positivo sul contratto, per i suoi aspetti innovativi a sostegno delle imprese. Ricci ha respinto l’accusa di dumping tra le imprese, affermando che in realtà non c’è nessuna migrazione di imprese fra le associazioni a vantaggio di quelle artigiane, ma si è detto disponibile a parlare, nelle sedi opportune, per trovare una soluzione, perché alle aziende serve un contratto come questo per uscire dalla crisi. Paolo Uggè, vice presidente di FAI-Conftrasporto, ha manifestato comprensione per la posizione del mondo artigiano, ma ha espresso l’opinione che il diverso trattamento tra parti contraenti in un accordo collettivo settoriale potrebbe violare un principio giuridico che in un’eventuale azione giudiziaria finirebbe per trovare facile applicazione. Prova ne sia che – ha riferito – anche all’interno delle confederazioni sindacali, almeno due (Cgil e Cisl) stanno pensando a rivedere la norma. Dopo aver ricordato che, comunque, la parte economica dell’accordo è stata già onorata da tutte le associazioni, Uggè si è detto d’accordo, invece, a modificare la legge che blocca a nove dipendenti il limite dell’impresa artigiana, perché questo manterrebbe per tutti un quadro di uniformità. Quindi ha concluso ribadendo, di fronte alla difficile situazione politica, la necessità di tenere compatto il settore e di fare uno sforzo tutti insieme, nella speranza di trovare in fretta un accordo. In caso contrario si potrebbero aprire altre soluzioni come la sottoscrizione con un altro sindacato – che abbia diritto di rappresentanza riconosciuto – di un contratto con lo stesso testo, tranne che per le due righe relative all’applicazione delle disposizioni per l’artigianato alle imprese iscritte alle associazioni artigiane. Claudio Villa, presidente di Federtrasporti, concludendo il dibattito, ha ribadito che spesso la forza che scaturisce dall’unione può aiutare le imprese a lavorare e a crescere senza dover dipendere dalla politica. Purtroppo, però, a volta la politica fa errori, approvando norme concepite per uno scopo, ma che all’atto pratico sortiscono effetti opposti. Villa ha fatto due esempi in tal senso: quello del proliferare, in tanti Stati europei, di diverse normative (reddito minimo garantito, divieto di riposo in cabina, ecc.) pensate per frenare il dumping sociale di aziende dell’Est beneficiate da minori costi operativi, ma che di fatto hanno moltiplicato quelli delle imprese della Vecchia Europa; quello della lacunosità delle norme sulla fatturazione elettronica, che non consentono a strutture aggregate, come cooperative e consorzi, di individuare una modalità con cui poter essere certi di continuare a percepire i rimborsi Iva e i quelli delle accise.

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